Sic volvenda aetas commutat tempora rerum.

domenica 18 novembre 2012

Repubblica - Libro V - Platone



I. <<Perché - spiegai- mi sembra che nella sua rete caschino in molti senza che nemmeno se ne accorgano, quando, convinti di discutere, non fanno altro che cavillare. E ciò è dovuto al fatto che essi non sono in grado di sviscerare l'argomento trattato, dividendolo per generi e pertanto, nel discorso, vanno a caccia di contraddizioni solo giocando sulle parole: insomma, usano l'uno contro l'altro l'eristica e non la dialettica.>>

II. <<Allora, caro amico, non c'è alcuna pubblica funzione che sia riservata alla donna in quanto donna, o all'uomo in quanto uomo, ma fra i due sessi la natura ha distribuito equamente le attitudini, cosicché la donna, appunto per la sua natura, può svolgere tutti gli stessi compiti che svolge l'uomo, solo che in ciascuno di questi essi si rivela meno forte dell'uomo.>>

III. <<È dunque giusto che le donne dei Custodi si spoglino, quando a coprirle, anziché la veste, è la virtù.>>

IV. <<"Ad esempio, quando noi subiamo una ferita a un dito, la sensazione è avvertita dal complesso del corpo e dall'anima il quale è integrato in un'unica struttura ordinata imposta dalla parte dominante, presente nell'anima; in tal modo tutto l'insieme si duole con la parte sofferente, talché noi siamo soliti dire che è l'uomo ad avere male al dito. E lo stesso non vale anche per ogni altra parte del corpo per il dolore se la parte è dolorante, e per il piacere se la parte riacquista buona salute?"

"Si, proprio lo stesso - disse lui - . E per tornare alla tua domanda, direi che l'organismo umano assomiglia molto a una Città perfettamente organizzata"

"E quando anche a un solo cittadino capitasse qualcosa di bello o di brutto, uno Stato così fatto riconoscerebbe come propria la condizione di quel cittadino, e tutto intero soffrirebbe con lui o si rallegrerebbe"

"Necessariamente - disse -, purché sia ben amministrato." >>

V. <<"Caro Glaucone - iniziai -, non ci sarebbe tregua dai mali nelle Città, e forse neppure nel genere umano, e direi di più, quella stessa costituzione che andiamo delineando, non metterebbe radici fra le cose possibili né vedrebbe la luce del sole se prima i filosofi non raggiungessero il potere negli Stati, oppure se quelli che oggi si arrogano il titolo di re e di sovrani non si mettessero a filosofare seriamente  e nel giusto modo, sì da far coincidere nella medesima persona l'una funzione e l'altra - ossia il potere politico e la filosofia - e da mettere fuori gioco quei molti che ora perseguono l'una cosa e l'altra.>>

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