Sic volvenda aetas commutat tempora rerum.

martedì 20 novembre 2012

Cicerone - Verrine - Orazioni I e II



I. <<Giudici, il senso del dovere, la lealtà, la compassione, l'esempio di molti uomini dabbene, l'antica consuetudine e la tradizione istituita dai nostri antenati mi indussero a sentirmi obbligato ad assumere l'onere di questa fatica, di questo dovere, nell'interesse non mio ma dei miei clienti. In questo affare, giudici, c'è tuttavia una cosa che mi consola: questa che sembra un'accusa si deve considerare non tanto un'accusa ma piuttosto una difesa. Difendendo infatti molti uomini, molte città, la Sicilia intera. Perciò, dato che devo accusare una sola persona, mi sembra quasi di restare fedele alla norma di condotta che mi sono prefissa e non discostarmi affatto dal difendere e aiutare la gente.>>

II. <<In questo processo, io penso, la causa dei Siciliani l'ho accettata, quello del popolo romano me la sono assunta io; per conseguenza non devo abbattere un solo individuo malvagio, come mi hanno chiesto i Siciliani, ma devo estinguere e annientare la malvagità in generale, come il popolo romano reclama già da tempo. Come io possa districarmi in questo compito o che risultato possa ottenere, preferisco lasciarlo alla speranza d'altri piuttosto che esporre nel mio discorso.>>

III. <<Non c'è nulla infatti più insopportabile che chi chiede conto della vita a un altro non possa render conto della propria>> <<Primum integritatem atque innocentiam singularem; nihil est enim quod minus ferendum sit quam rationem ab altero uitae resposcere eum qui non possit suae reddere.>>

IV. <<Perciò non dico nulla del mio ingegno: non c'è nulla che io possa dire, né, se ci fosse, lo direi; infatti, o mi basta l'opinione che si ha di me, qualunque essa sia, oppure, se è scarsa, non posso accrescerla facendone menzione.>> <<Quam ob rem nihil dico de meo ingenio, neque est quod possim dicere neque si esset dicerem; aut enim id mihi satis est quod est de me opinionis, quidquid est, aut, si id parum est, ego maius id commemorando facere non possum.>>

V.. <<Poi, credo, ha Alieno, e questo per lo meno è un avvocato: alla sua abilità come oratore non sono mai stato abbastanza attento, ma quanto a gridare vedo che è assai robusto ed esercitato.>>


VI.. <<E certamente, per il nostro stato malato e in condizioni quasi disperate, e per l'amministrazione della giustizia, corrotta e profanata per colpa e disonestà di pochi, o si adotta il rimedio che per la difesa delle leggi e per il prestigio dell'amministrazione giudiziaria intervengano persone oneste, disinteressate e scrupolose al massimo grado, oppure se neppur questo potrà giovare, certo non si troverà mai nessuna medicina per guarire questi malanni tanto numerosi>>

VII. <<Già da tempo infatti è invalsa questa opinione, dannosa per lo stato e pericolosa per voi, che si è diffusa per i discorsi di tutti non solo fra il popolo romano ma anch e fra le nazioni estere: con l'attuale amministrazione della giustizia un uomo danaroso, colpevole quanti si voglia, non può in nessun caso essere condannato.>>

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