Sic volvenda aetas commutat tempora rerum.

domenica 28 luglio 2013

Ricordi - Marco Aurelio





"Ricordi"

I: <<L'uomo che ignora che cosa sia il mondo, non sa dove si trovi egli stesso: D'altra parte, chi ignora a quale scopo tenda la natura del mondo non sa che cosa sia la sua stessa persona e così pure il mondo. Chi si trova in difetto su questi due problemi non potrebbe nemmeno dire a quale meta egli stesso sia nato. Conclusione: l'applauso fragoroso di persone che non sanno né dove sono, né cosa sono; che te ne pare di questo applauso?>>

II: <<Gli uomini sono nati l'uno per l'altro; conseguenza: o li rendi migliori con insegnamento oppure sopportali>>

III: <<Pensa se mai vedesti una mano tagliata oppure un piede, oppure in qualche luogo una testa distaccata e abbandonata lungi dal restante corpo. Ebbene: si rende simile a questa condizione, per quanto dipende da lui, chi non vuole accettare quanto avviene; chi tenta di far parte per se stesso oppure fa cosa che non ha rapporto con la comunità del genere umano. Sei stato gettato in disparte, remoto da quell'unico organismo consentaneo a natura. Eppure per natura ne eri parte. E da te stesso te ne sei staccato. Ma c'è qui ancora una possibilità, squisita forma di rimedio, in quanto ti si concede uan'altra volta di ritornare nell'unità. Privilegio codesto che Iddio non ha donato a nessun altro ente-parte, che cioè, separato ormai violentemente, di nuovo possa raccogliersi in unità. Ora osserva l'eccellenza di cui Egli ha onorato l'uomo. In realtà allo scopo che l'uomo non trovasse spezzata irreparabilmente questa sua unione col tutto. Egli fece in modo, proprio per l'uomo, che pur staccatosene, potesse di nuovo ritornare a rifondersi ancora insieme col tutto. E fece in modo che l'uomo potesse riprendere la sua funzione di parte.>>

IV: << Pensa un po', per esempio, ai tempi di Vespasiano; vedrai tutte queste cose: gente che si sposa, che alleva figli, s'ammala muore, fa la guerra, fa festa, fa il mercante, il contadino; gente che adula, che presume di sé, tende insidie, sospetta, fa voti perché altri muoia, mormora per ciò che avviene, ama, raccoglie tesori, agogna il consolato e il regno. E intanto la loro vita è del tutto cancellata. Adesso, passa ai tempi di Traiano.
Un altra volta le stesse cose, tutte. E anche quella vita è morta. Parimenti considera altri periodi di tempo, tutte intere le nazioni, e guarda: genti senza numero dopo tanti sforzi, in breve, sono cadute; e trovarono dissoluzione negli elementi. Ma soprattutto considera quelli che tu stesso hai conosciuto, gente inquieta per vana ricerca di cose da nulla, gente che aveva trascurato di agire secondo la legge della propria interiorità e a quest'impresa non aveva rivolto ogni sforzo, senza cercare altre cose. E ricorda quando attendi a qualche operazione, tieni conto che ciascuna ha un proprio valore e che si deve attendere alle singole cose secondo un proporzionato grado di valore. In tal modo non avrai motivo di rincrescimento se non ti sarai occupato più di quanto conviene di cose da poco>>

V: <<Prendere senza illusioni, lasciare senza difficoltà.>>

VI: <<Quanto presto sarai cenere o scheletro; e nome soltanto e forse nemmeno nome. E il nome, strepito e risonanza vana. in quanto poi alle cose della vita, quelle che appaiono tanto degne d'onore, sono vacuità, marciume, piccolezze, cagnolini che si mordono l'un l'altro; ragazzini che rissano e che si divertono a rissare, poi ridono e subito finiscono col piangere.
E intanto fede, pudore, giustizia, verità, verso l'Olimpo partite, lungi da terra spaziosa. 
[…]
questa anima nostra, esalazione proveniente dal sangue; acquistar poi gloria presso gente come quella che ci sta attorno è cosa vana.
Ricorda da ultimo che quanto è dentro i limiti del tuo mucchietto di carne e del breve alito del tuo respiro, ebbene: neppur questo è tuo, e non è in tuo potere. >>

VII: <<Concludiamo: conviene affrettarsi; non solo perché la morte ogni istante si fa sempre più vicina, ma anche perché prima della morte può cessare la chiara visione della mente e la comprensione degli eventi.>>

VIII: <<Si cuoce il pane: qua e là quel pane si screpola. Ebbene, si formano certe screpolature in modo tale che non ha nulla a vedere con l'arte del fornaio, ma in un certo senso vanno benissimo e soprattutto stimolano intensamente il desiderio di cibo. Allo stesso modo anche i fichi, quando sono molto maturi, si spaccano. Del resto guardiamo le olive giunte a maturità completa. proprio quell'aspetto così prossimo a corruzione aggiunge al frutto particolare bellezza. [...] Del resto costui avrà modo di cogliere con gli occhi suoi armoniosi e sereni anche quel senso di cosa finita, di cosa ormai matura, che traspare nelle sembianze d'un uomo o d'una donna ormai nell'età estrema della vita; cogliere anche la grazia soave del volto infantile.>>

IX: <<Ti sei imbarcato sulla nave; hai fatto viaggio sul mare; sei giunto all'approdo. Sbarca dunque. Se sarà per un'altra vita, nulla certo troverai colà privo di Dei; se, invece, sarà a condizione in cui nulla più sentirai, avranno termine per te piaceri e dolori, avrà termine per te questa servitù prestata a un tale recipiente, che è di natura tanto inferiore a quella di colui che rende servo. Poiché questo è mente e spirito, l'altro è terra e sangue. >>

X: <<E adesso butta via tutte queste cose; trattieni queste poche soltanto; e ancora ricòrdati che ciascuno vive questo istante ch'è presente, tutto il resto è vita trascorsa o incerta. In conseguenza, piccolo è il tempo in cui vive ciascuno; piccolo il ristretto angolo della terra ove ciascuno continua a vivere; e piccola la fama presso i posteri, sia anche una fama assai lunga, pur sempre ottenuta per successiva vicenda di piccoli uomini destinati immediatamente a morire, piccoli uomini che non conoscono nemmeno se stessi; tanto meno poi un altro uomo, già morto prima, anticamente.>>

XI: <<Ricòrdati della sostanza nella sua totalità, quella di cui hai minima parte, ricordati della durata universale dei tempi, quella di cui breve e momentaneo intervallo a te è concesso; ricòrdati del destino. Del quale tu, quanto minima parte sei?>>

XII: <<Guarda profondamente: la qualità particolare o il valore di nessuna cosa non dovranno mai sfuggirti.>>

XIII: <<Nel momento in cui le cose ti appaiono eccessivamente sicure e degne della tua fede, devi allora farle ignude; scorgerne la volgarità; e quella loro magnificenza per cui appaiono tanto importanti, la devi toglier via.>>

XIV: <<Osserva bene che non c'è differenza tra questi due fatti: Aspirare a sé l'aria e poi renderla (il che appunto facciamo di volta in volta) oppure rendere tutta insieme la facoltà del respiro là donde in un primo istante l'hai tratta; quella facoltà di cui ieri oppur oggi, dopo la nascita, sei venuto in possesso. >>

XV: <<Volgi lo sguardo agli astri, ai loro giri pei cieli; seguili, compiendo quasi insieme con loro, il rapido corso; ininterrottamente  poi considera le vicendevoli mutazioni degli elementi l'uno nell'altro. Il pensiero rivolto a questi motivi rende infatti pura da sozzure questa vita sulla terra. >>

XVI: <<Conclusione: tieni bene a mente che per necessaria ragione questo tuo tenue composto si dovrà dissolvere; oppure l'alito della tua vitalità sarà ridotto a nulla; oppure dovrai cambiar dimora e sarai condotto in altra parte.>>

XVII: <<Nell'azione non essere disordinato e tumultuoso; quando parli non essere confuso; non lasciarti trasportare qua e l° dalle impressioni della mente; negli affetti dell'anima evita del tutto lo scoraggiamento e l'eccessiva esaltazione; non attendere a troppe cose nella tua giornata.>>

XVIII: <<Colui che ha ricevuto educazione completa, colui che è modesto, alla natura che ogni cosa distribuisce e ogni cosa riprende dice: <<Dammi ciò che vuoi, riprendi ciò che vuoi>>. Ma queste parole quell'uomo educato non le dice con aria tracotante, bensì pronto soltanto a obbedire e pieno d'affetto. >>

XIX: <<È inevitabile che l'occhio sano veda tutte le cose suscettive d'esser vedute; e non deve dire quest'occhio: <<Voglio vedere solo gli oggetti di color verde>>: il che solo l'ammalato può dire. E l'udito quand'è sano, e l'olfatto pure debbono trovarsi pronti di fronte a qualsiasi cosa che abbia relazione con l'olfatto e con l'udito. Lo stomaco sano agisce indifferentemente su quanto abbia carattere nutritivo, come del resto la macina, su quanto sia adatto alla macinazione. E adesso, una mente sana dev'essere pronta ad accogliere qualunque cosa accada, mentre invece se comincia a dire: <<Oh! i figlie miei, che siano strappati alla morte!>>, oppure se dice: <<Qualunque cosa farò, tutti la debbono innalzar con lodi e con applausi!>>; se comincia a dir così, è anch'essa un occhio che va in cerca d'oggetti verdi; anch'essa, denti che cercano solo cose molli.>>

XX: <<Ecco le funzioni proprie dell'anima razionale: vede se stessa, corregge se stessa, rende se stessa conforme al suo desiderio; raccoglie quel frutto che le è consentito di produrre; raggiunge la meta che le è propria, in qualunque istante si presenti il termine della sua vita.>>

XXI: <<Si disprezzano reciprocamente, ma si fanno reciprocamente i complimenti; e mentre ambiscono a spuntarla l'uno sull'altro, si fanno inchini l'uno di fronte all'altro.>>

XXII: <<Ricorda donde ciascuna cosa è venuta; di quali elementi ciascuna cosa sia composta; in che venga trasformandosi e che diventi una volta trasformata e come non avrà a patire danno alcuno.>>

XXIII: <<Terzo precetto: se nelle loro azioni si comportano come si deve, non c'è ragione d'adirarsi, se d'altra parte non si comportano bene, è evidente che lo fanno contro volere e per ignoranza. Oh! nessuna anima mai vorrebbe trovarsi priva del vero, come pure della possibilità d'agire secondo giustizia per ogni singola cosa.Ed effettivamente non gradiscono esser chiamati ingiusti, ingrati, avidi o colpevoli in qualsiasi altro modo verso il prossimo. >>

XXIV: <<È necessario sapere prima sapere molte cose, se si vuol fondatamente esprimere un giudizio sulle altrui azioni.>>

XXV: <<Quando si tratta di scrivere un libro o di leggere qualche cosa, non vorrai esser maestro prima di esser stato discepolo. E molto di più nella vita.>>

XXVI: <<Iddio vede ogni sovrana facoltà fatta ignuda di questi materiali involucri, di queste cortecce, di queste sozzure. Infatti, con la sola facoltà della mente egli attinge quelle sole cose che da lui provengono e che discendono poi in queste visibili cose e quivi derivate confluiscono. E qualora anche tu acquistassi l'abitudine a far questo, potresti toglier via da te queste molte cause di perturbazione.>>

XXVII: <<Certo la luce della lampada, finché sia spenta, brilla e non ne diminuisce il fulgore. E la verità, la giustizia, la temperanza che sono in te, saranno forse spente prima del tempo?>>

XXVIII: <<Ricorda che fra poco tempo tu sarai nulla in nessun luogo, non sarai neppure qualcuna di queste cose che ora vedi; e neppure qualcuno di costoro che oggi vivono. È legge di natura, infatti che tto si muti, tutto si alteri, tutto perisca, così altre cose potranno nascere successivamente.>>