Sic volvenda aetas commutat tempora rerum.

sabato 7 luglio 2012

Laelius de amicitia

Marco Tullio Cicerone - Laelius de amicitia 




I. <<Io, solamente vi posso raccomandare di anteporre l'amicizia a tutte le cose umane: nulla è infatti così conforme alla natura, così adatto e ai momenti felici e ai momenti avversi.>> 


II. <<Poiché l'amicizia in questo è superiore alla parentela, ché alla parentela può togliersi l'affetto, all'amicizia no: tolto l'affetto, l'amicizia non c'è più; la parentela invece rimane.>>


III. <<L'amicizia fra uomini così fatti ha tanti lati belli quanti a stento posso dire. Prima di tutto in che modo può essere «vitale», come dice Ennio, una vita che non riposa nel mutuo affetto con un amico? E quale cosa più dolce che avere uno con cui tu possa dire tutto come con te stesso? E che gran frutto verrebbe dalla buona fortuna, se tu non avessi qualcuno che ne godesse, come tu stesso? La cattiva, poi, sarebbe addirittura dìffícile sopportarla, senza uno che ne soffrisse anche più di te. Insomma, tutte le altre cose che si desiderano servono ciascuna per ciascun fine determinato: le ricchezze, per procacciarsi ciò che occorre; la potenza, per ottenere il rispetto; le cariche pubbliche, per avere lodi e omaggi, i piaceri, per provare la gioia di vivere; la salute, per non sentir dolore e avere la piena disponibilità delle forze fisiche. L'amicizia, invece, tiene in sé uniti moltissimi beni: dovunque tu vada, la trovi; da nessun luogo è esclusa, non è mai intempestiva, non è mai molesta; sicché non dell'acqua, non dei fuoco ci serviamo, come si dice in più occasioni che dell'amicizia. E io ora non parlo dell'amicizia volgare o della mediocre, la quale tuttavia pure piace e giova, ma della vera e perfetta, quale fu quella di coloro che son pochi e famosi. Poiché l'amicizia fa più splendida la buona fortuna e più lieve l'avversa, condividendola e facendola così anche propria.>>


IV. <<Prima lege dell'amicizia sia questa: che agli amici chiediamo cose oneste, per cagione degli amici cose oneste facciamo, non aspettiamo neppure di esserne richiesti; sempre vi sia sollecitudine; non vi sia mai esitazione; anzi osiamo francamente dar consigli; moltissimo valga nell'amicizia l'autorità degli amici che persuadono al bene; e la si usi ad ammonire non solo apertamente, ma anche severamente, se la cosa lo richiederà, e a una tale autorità si obbedisca>>


V. <<Razza d'uomini odiosa, quella di coloro che rinfacciano i servizi resi; mentre questi li deve ricordare colui al quale furono fatti, non colui che li fece.>>


VI. <<Ma la maggiorparte degli uomini hanno l'irragionevole, per non dire impudente, pretesa di avere un amico tale quali essi non sanno essere; e quel che essi non dànno agli amici, lo desiderano da loro. Sarebbe giusto invece che prima uno fosse lui un uomo perbene, e poi cercasse un altro del tutto simile a sé, Fra uomini così fatti si può rafforzare quella stabilità dell'amicizia di cui già da tempo trattiamo; e cioè quando persone congiunte dall'affetto in primo luogo comanderanno a quelle passioni delle quali gli altri sono schiavi; in secondo luogo avranno piacere dell'equità e della giustizia; e a tutto uno si sobbarcherà per l'altro , e niente mai uno chiederà all'altro che non sia onorevole e retto; e non solo si coltiveranno e ameranno, ma anche si rispetteranno l'un l'altro. Toglie difatti all'amicizia il suo maggior ornamento, chi le toglie il reciproco rispetto>>

VII. <<Perciò (e lo si deve dire più e più volte) bisogna scegliere quando si è giudicato, non giudicare quando si è scelto.>>

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