Sic volvenda aetas commutat tempora rerum.

sabato 2 maggio 2015

HUGO - I MISERABILI


I. "Un giorno con una punta di malizia la governante gli aveva detto: <<Monsignore, voi che traete partito da tutto, ecco là un pezzo di terra inutile; sarebbe meglio averci dell'insalata che dei fiori>>. <<Signora Magloire,>> Rispose il vescovo <<voi sbagliate; il bello è altrettanto utile dell'utile.>> E dopo un attimo di silenzio: <<Più ancora, forse>>. "

venerdì 10 aprile 2015


Marco Tullio Cicerone  - "Da re publica" 





I. "Ma possedere la virtù come un'arte non basta, se non ne fai uso; se un'arte, anche quando non la eserciti, può essere posseduta per se stessa come conoscenza teorica, la virtù invece consiste tutta nell'uso di sé."

sabato 7 marzo 2015

Le confessioni


I. <<Così è fatto il mio cuore, o Dio, così è fatto il mio cuore, di cui hai avuto misericordia mentre era nel fondo dell'abisso, Ora, ecco, il mio cuore ti confesserà cosa andava cercando laggiù, tanto da essere malvagio senza motivo, senza che esistesse alcuna ragione della mia malvagità. Era laida e l'amai, amai la morte, amai il mio annientamento. Non l'oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annientamento in se stesso amai, anima turpe, che si scardinava dal tuo sostegno per sterminarsi non già nella ricerca disonesta di qualcosa, ma della sola disonestà.

domenica 11 gennaio 2015

Voltaire - Trattato sulla tolleranza


VOLTAIRE - TRATTATO SULLA TOLLERANZA (1763)



I. <<Come dunque potrà credersi abbastanza sicuro della propria fede da trattare come nemici di Dio tutti coloro che la pensano diversamente da lui? Considererà forse il sentimento interno che lo condiziona come una prova giuridica che gli dà dei diritti sulla vita o sulla libertà di coloro che hanno altre opinioni? Come non potrà accorgersi che coloro che professano un'altra dottrina hanno contro di  lui un diritto altrettanto legittimo di quello che egli esercita contro di loro?>>

II. <<Un'opinione che prescrivesse esplicitamente la sedizione o l'assassinio come un dovere potrebbe essa sola venire trattata come delittuosa; ma, in questo caso, non si tratterebbe più di intolleranza religiosa,  ma dell'ordine e della pace della società.>>

III. <<L'interesse generale dell'umanità questo primo obiettivo di tutti i cuori virtuosi richiede la libertà d'opinione, di coscienza, di culto: in primo luogo perché questo è il solo modo per stabilire tra gli uomini una vera fraternità; poiché dato che è impossibile unirli nelle medesime opinioni religiose, bisogna insegnare loro a considerare, a trattare come propri fratelli quelli che hanno opinioni contrarie alle loro.>>

IV. <<La filosofia, la sola filosofia, questa sorella della religione, ha disarmato mani che la superstizione aveva così a lungo insanguinate; e lo spirito umano, destatosi dalla sua ebbrezza, si è stupito degli accessi a cui aveva trascinato il fanatismo.>>

V.<<"Credi,o ti aborrisco; credi, o ti farò tutto il male che potrò; mostro, tu non segui la mia religione, tu non hai quindi nessuna religione: bisogna che i tuoi vicini, la tua città, la tua provincia ti abbiano in orrore." Se il comportarsi in questo modo fosse conforme al diritto umano, bisognerebbe dunque che il giapponese detestasse il cinese, che a sua volta dovrebbe esecrare il siamese; questi perseguiterebbe i gangaridi, che si getterebbero contro gli abitanti dell'indo; un mongolo strapperebbe il cuore al primo malabarico che trovasse; il malabarico potrebbe sgozzare il persiano, che potrebbe massacrare il turco; e tutti insieme si scaglierebbero contro i cristiani, che si sono così a lungo divorati tra loro. Il diritto all'intolleranza è dunque assurdo e barbaro; è il diritto delle tigri, anzi è ben più orribile, perché le tigri non si sbranano che per mangiare, mentre noi ci siamo sterminati per dei paragrafi. >>

VI. <<"La natura dice a tutti gli uomini: 'Vi ho fatto nascere deboli e ignoranti, perché vegetiate alcuni minuti sulla terra e la ingrassiate con i vostri cadaveri. Poiché siete deboli, aiutatevi; poiché siete ignoranti, illuminatevi e sopportatevi. Quand'anche foste tutti della stessa opinione, il che certamente non accadrà mai, quando non vi fosse che un solo uomo di opinione contraria, gli dovreste perdonare: poiché sono io che lo faccio pensare come pensa. Vi ho dato braccia per coltivare la terra, e un piccolo barlume di ragione per guidarvi; ho messo nei vostri cuori un germe di compassione perché vi aiutate gli uni gli altri a sopportare la vita. Non soffocate questo germe, non corrompetelo, sappiate che è divino, e non sostituite i miserabili fuori della scuola alla voce della natura.
"Sono io sola che vi unisco ancora vostro malgrado grazie ai vostri reciproci bisogni, nel cuore stesso delle vostre guerre crudeli intraprese con tanta leggerezza, teatro interno di errori, di casi e di sventure. Sono io sola che, in una relazione, limito le conseguenze funeste della divisione interminabile tra la nobiltà e la magistratura, tra questi due corpi e quelli del clero, tra il borghese stesso e il coltivatore. Essi ignorano tutti i limiti dei loro diritti; ma tutti ascoltano loro malgrado, alla lunga, la mia voce che parla al loro cuore. Io solo mantengo l'equità nei tribunali, dove tutto sarebbe lasciato senza di me in balìa dell'indecisione e dei capricci, in mezzo a un mucchio confuso di leggi fatte spesso a caso e per un bisogno passeggero, diverse tra di loro da provincia a provincia, da città a città, e quasi sempre in contrasto tra di loro nello stesso luogo. Io sola posso ispirare la giustizia, quando le leggi non ispirano che liti. Chi mi ascolta giudica sempre bene; e chi non cerca che di conciliare opinioni contraddittorie, si perde.
"Vi è un edificio immenso di cui ho posto le fondamenta con le mie mani: era solido e semplice, tutti gli uomini potevano entrarvi con sicurezza; essi hanno voluto aggiungervi gli ornamenti più bizzarri, più grossolani e più inutili; la costruzione cade in rovina da tutte le parti; gli uomini ne prendono le pietre e se le tirano in testa; io grido loro: 'Fermatevi, allontanatevi da queste funeste rovine che sono opera vostra e abitate con me in pace nell'edificio incrollabile che è il mio">>

venerdì 2 gennaio 2015

SAGGI SCETTICI - BERTRAND RUSSELL



I. << C'è una gioia gagliarda nella ferma percezione del nostro vero posto nel mondo, e un dramma più emotivo di qualsiasi altro possibile a coloro che si nascondo dietro le chiuse mura del mito. Vi sono "mari perigliosi" nel mondo del pensiero, sui quali possono navigare soltanto coloro che siano pronti a fronteggiare la propria impotenza fisica. E sopratutto, c'è la liberazione dalla tirannia della Paura , che offusca la luce del giorno e fa degli uomini tanti crudeli vermi striscianti. Nessuno può liberarsi dalla Paura se non osa vedere il suo posto nel mondo così com'è; nessuno può toccare la grandezza di cui pur è capace, se prima non ha la forza di vedere la sua piccolezza.>>

giovedì 25 dicembre 2014

DISCOURS DE LA METHODE 




I. <<È per questo che, non appena l'età mi permise di sottrarmi alla tutela dei miei precettori, abbandonai completamente lo studio delle lettere. E presa la decisione di non cercare più altra scienza, se non quella che avrei potuto trovare in me stesso o nel grande libro del mondo, impiegai il resto della mia giovinezza a viaggiare, a vedere corti ed eserciti, a frequentare persone di differenti temperamenti condizioni, raccogliere diverse esperienze, a mettere alla prova me stesso nei frangenti che la sorte mi offriva e a riflettere ovunque sulle situazioni che si presentavano in modo tale da trarne qualche profitto. Mi sembrava, infatti, di poter trovare molte più verità nei ragionamenti che ognuno fa a proposito delle cose che gli stanno a cuore e il cui risultato, se ha giudicato male, lo penalizza subito dopo, che non è ragionamenti che uno studioso svolge chiuso nella sua stanza. In effetti, le speculazioni di quest'ultimo sono prive di risultati concreti e non hanno per lui altra conseguenza se non che forse ne ricaverà tanta più vanità quanto più esse si discosteranno dal senso comune, per il fatto che avrà dovuto impiegare più ingegno e artificio nel tentare di rendere verosimili. Mentre, da parte mia, nutrivo sempre un estremo desiderio di imparare a distinguere il vero dal falso per veder chiaro nelle mie azione camminare con sicurezza in questa vita.>>

venerdì 12 settembre 2014

Lucrezio - De rerum natura



I. <<Infatti non crederai di certo che in qualunque sostanza possano esistere il pensiero e la natura dell'animo; come agli alberi non possono nascere in cielo, né le nubi dalle acque salmastre, né i pesci vivere nei campi, né il sangue scorrere nel legno o un liquido sgorgare dai sassi, ma è fermamente stabilito dove ogni cosa cresca o risieda, così la natura dell'animo non può sorgere da sola fuori del corpo, né sussistere distaccata dai nervi e dal sangue.

II. <<Affermare poi che gli dèi abbiano creato la splendida compagine del mondo a beneficio degli uomini e che perciò se ne debba lodare l'ammirevole opera, e ritenere che essa sarà eterna e immortale, giudicando un crimine scrollare con violenza dalle sue basi tutto ciò che i numi fondarono con antica decisione a favore della stirpe umana, e sconvolgere ogni cosa dalle sue più profonde radici: enunciare questo e aggiungere altri fittizi argomenti di tal genere, o Memmio, è puro delirio.>>

III. <<E ora contempla il cielo, che sopra e intorno alla terra la racchiude intera nel suo abbraccio;>>

IV. <<come a ogni uomo non pesano le proprie membra, né il capo sovraccarica il collo, né avvertiamo che il peso del corpo poggia interamente sui piedi; mentre ogni peso che venga imposto dall'esterno ci arreca molestia anche se sovente è minore. [...] Non vedi come la potenza dell'anima, sebbene oltremodo sottile, sostiene anche il grande peso del corpo, poiché è congiunta e creata insieme a esso? [...] Non vedi ormai quanto potere abbia una tenue forza, se unita a un corpo pesante, come l'aria è unita alla terra e la forza dell'anima a noi?>>

V. <<Il tempo infatti trasforma la natura del mondo, ed è legge che una nuova condizione s'avvicendi sempre alla precedente e impronti di é l'universo: nulla rimane uguale a se stesso, tutto si trasforma, la natura costringe ogni cosa a modificarsi e a mutare.>>

VI. <<Più tardi si scoprirono il piacere della ricchezza e l'oro, che sottrasse facilmente la gloria ai forti e ai belli, poiché coloro che nascono di membra robuste e avvenenti, per lo più seguono comunque il corteggio del ricco. Se invece si guidasse la vita con giusto criterio, la grande ricchezza dell'uomo sarebbe vivere sobriamente e con animo quieto; infatti non v'è mai miseria del poco. 

VII. <<Lascia dunque che si affannino invano e sudino sangue coloro che lottano sull'angusto sentiero dell'ambizione, poiché sanno per bocca d'altri e dirigono il loro desiderio ascoltando la fama piuttosto che il proprio sentire; né questo accade e accadrà più di quanto è accaduto in passato. 

VIII. <<Dunque, uccisi i monarchi, giacevano abbattuti l'antica maestà dei troni e gli scettri superbi, e la nobile insegna della fronte sovrana piangeva cruenta sotto i piedi del volgo il grande onore perduto: si calpesta infatti con gioia ciò che prima si è troppo temuto.>>

IX. <<Non v'è alcuna devozione nel mostrarsi spesso con il capo velato, nel rivolgersi a una statua di pietra e visitare tutti i templi, nel gettarsi prosternati in terra e nel tendere le palme davanti ai templi degli dèi, nel cospargere le are di molto sangue di animali, nel reiterare offerte votive: devozione è piuttosto poter guardare tutto con mente serena.>>

X. <<Così il tempo avvicenda il turno di tutte le cose. Ciò che prima ebbe onore, diventa di nessuna importanza; e subito altro lo segue ed esce dall'antico dispregio e ogni giorno di più si ricerca, e scoperto fiorisce di lodi e tra gli uomini vive in mirabile stima.>> <<Sic volvenda aetas commutat tempora rerum>>

XI. <<E dunque il genere umano senza frutto e invano si affanna in perpetuo, consumando la vita in inutili travagli; e non fa meraviglia, perché non conosce misura al possesso, e nemmeno fin dove il genuino piacere si accresca>>

XII <<Anche il tempo non esiste per se, ma dalle cose stesse deriva il sentimento di cio che incalza. di quello che poi seguira.>>

XIII <<Infine, se tutto si crea dai quattro elementi e in questi ancora tutto si dissolve, come possono essi chiamarsi principi delle cose, e non le cose all'opposto credersi loro principi? Gli uni dagli altri infatti si generano e mutano a vicenda il colore e tutta la loro natura fin dall'inizio dei tempi.>>

XIV <<Anche l'avidità e la cieca ambizione, che spingono i miseri uomini a varcare i confini del giusto e talvolta, facendosi complici e ministri di scelleratezze, a sforzarsi notte e giorno con assillante fatica per emergere al sommo della potenza: queste piaghe della vita, sono alimentate in gran parte alla paura della morte. Perché di solito l'infame disprezzo e la povertà amara sembrano remoti da una vita dolce e sicura e quasi già sostare davanti alla porta della morte; e mentre gli uomini, incalzati da un vano terrore, vorrebbero essere fuggiti via da esse e trovarsi lontano, con il sangue civile accrescono la loro fortuna e raddoppiano avidi le ricchezze, accumulando strage su strage,; crudeli gioiscono al triste funerale del fratello e odiano e temono le mense dei consanguinei. In simile modo, sovente per lo stesso timore, li macera l'invidia che incede tra splendidi onori, mentr'essi si lagnano di voltarsi fra le tenebre e nel fango: Altri si consumano per desiderio di statue e di fama; e spesso a tal punto, per timore della morte, afferra gli uomini odio del vivere e del vedere la luce, che con l'animo pieno d'angoscia si dànno essi la morte, immemori che la fonte degli affanni è questo timore, questo annienta la dignità, questo spezza i legami dell'amicizia e insomma induce a rinnegare la pietà. Già più volte cercando di sfuggire gli abissi d'Acheronte. Perché, come i fanciulli trepidano e di tutto hanno paura nell'oscurità cieca, così noi nella luce temiamo talvolta di cose per nulla più temibili di quelle che i fanciulli paventano nel buio e immaginano vicine ad accadere. Questo terrore dell'animo, dunque, e queste tenebre devono dissiparle non i raggi del sole né i fulgidi dardi del giorno, ma la contemplazione e la scienza della natura.>>

XV <<Poi, quando il corpo giace in profonda quiete, ci sembra allora di vegliare e di muovere le membra, e nella caligine cieca della notte crediamo di vedere il sole e la luce del giorno, e in chiusa stanza ci sembra di mutar cielo, mare, fiumi, montagne, di traversare a piedi pianure, di udir suoni, mentre i severi silenzi della notte durano tutt'intorno, e di pronunciare parole mentre si tace. Altri fatti simili a questi ci appaiono in grandissimo numero, e cercano tutti, diresti, di scuotere la fede nei sensi: ma invano, perché la maggior parte d'essi ci inganna per le opinioni della mente che noi stessi aggiungiamo, sì che valgono come viste cose non viste dai sensi: in verità niente è più arduo che distinguere i fatti evidenti dalle ipotesi, che l'animo subito da sé aggiunge.>>
 
XVI <<Ma, finché è lontano, ciò che desideriamo ci sembra superare ogni altra cosa; poi, quando quello ci è dato, aneliamo ad altro ancora, e un'eguale sete di vita perennemente ci affanna. >>