martedì 24 giugno 2014
Le mie recensioni dei 500 album più importanti di tutti i tempi secondo Rolling Stone.
Ebbene si, ho intenzione di imbarcarmi lungo un cammino musicale totalmente inane e potenzialmente esiziale, quello di ascoltare e commentare tutti i cinquecento album che furono inseriti nella dubbia lista "500 greatest albums of all time" di Rolling Stone, che nel 2003 fece tanto discutere.http://www.rollingstone.com/music/lists/500-greatest-albums-of-all-time-20120531 È molto probabile che mi possa annoiare e possa interrompermi anche solo dopo 40 dischi, ma amo molto i reboanti annunci in stile governativo. Inizierò dal numero uno ovverosia "Sgt. Pepper's lonely hearts club band"
sabato 24 maggio 2014
Minimalismo
I. L'armonia era quindi colpevole, agli occhi di Cage, di operare un'ingiusta selezione nell'orizzonte sonoro, dal quale venivano escluse due dimensioni fondamentali, quella del rumore e quella del silenzio; a queste due dimensioni Cage teneva enormemente, al punto da costruirci sopra la propria poetica. Già nel 1937 dichiarava: <<Credo che l'impiego del rumore nella creazione musicale sia destinato ad aumentare fino a culminare in una musica prodotta con l'ausilio di strumenti elettrici capaci di mettere a disposizione del compositore tutti i suoni udibili>>; e nel 1942 cercava di richiamare l'attenzione sulle potenzialità espressive del rumore urbano: <<I suoni della città perdono il loro carattere irritante e divengono materiali per una forma di arte altamente drammatica ed espressiva>>.
venerdì 2 maggio 2014
Sentenze e motti di spirito. Ferdinando Galiani
I. <<AMORE -
I. <<AMORE -
Quando Messer Domenedio fece l'uomo, ne tirò via una costola per istamparne la femina; d'allora in poi tutti gli uomini sparsi nel mondo van cercando fra le donne le costole loro; e adattandone al fianco or una, or l'altra misurano: <<questa non è dessa, quest'altra va alquanto men male, quella di poco è più piccola, questa appena eccede>>, e così van facendo fin che incontrino la costa propria: trovatala, trasportati da gioia gridano: <<questa è la costatella mia>>, e se l'adattano al fianco, se possono, contenti e quieti.>>
II. <<Brevità>>
Sicché perdonatemi se quanto resterebbe a dire, a tempo più acconcio io rimando, e se vi prego a scusar la lunghezza anche di quel che io ho detto, ricordandovi che io non ho bastevol tempo avuto da poter esser più breve, e mi taccio.
domenica 30 marzo 2014
La vita intensa
Alla stazione di Milano.
Cosi dicendo, eravamo arrivati alla stazione. Di là dalle uscite di
quella si vedeva minacciare un primo flutto di arrivanti : massa
variamente densa, bruna quasi tutta con chiazze disordinate di colori più vivi,
e tutta olesoa ; e se ne spiccavano esseri d’aspetto quasi umano. Mi
spinsi a guardare : l’amalgamo viscido saliva ribollendo su dalle
profondità delle scale , gorgogliava presso i cancelli, vi filtrava
attraverso, e di qua si rinfettiva per fare impeto contro le altre porte delle
uscite , sboccando all’aêrto cominciava a dilargare, tragico pastone umano
sputacchiato qua e là di luci erratiche dalle lampade che non riuscivano a
tenere buia la piazza, poltiglione macabro rimescolato dai lunghi bastoni
d’ombra e si protendevano dai lampioni. Di mano in mano che s’allontanava dalle
superate porte, tutto quello umanume, arabescato dalle volute disinvolte dei
tranvai, sferzato dalle frecciate rigide degli automobili, si andava sfarinando
in uno sofrmicolio sempre più fumido verso le tenebrosità romantiche del
giardino, gli assorbimenti tortuosi dei viali, le luminosità bestiali delle due
fili d’alberghi che fanno da quinte a quello scenario feroce. La massa
umaniforme non aveva una voce, ma parlava con un miscuglio affatturato di
gorgolii isterici, sbuffi, asme e ansiti con gemiti anelati e squarci di
strilli e di fischi, come un groviglio di serpi in amore in mezzo a un cespo di
fichi d’india : che era l’urlato inno della vita intensa degli uomini
verso lo stellato cadente d’agosto.
Io m’infilai tra la nuova calca che usciva dalla porta di destra ;
e spronato dalla fiducia e dalla raccomandazione di Florestano, mi misi con
infinito scrupolo a esaminare gli arrivanti. Mi stabilii e fermai solidamente
sulle due gambe un po’ aperte, per non essere travolte dalla fumana ; il
mio corpo costituiva cosi come una roccia incrollabile contro cui la corrente
veniva a fendersi, si apriva un momento in due corsi i quali mi giravano
attorno ruvidamente per ricongiungersi subito dall’altra parte, dietro di me,
verso il loro destino. Ma io non guardavo dietro me, né mi curavo del loro
destino ; fissavo avanti con un’attenzione concentrata ed enorme,
scrutando tutti i visi sotto i capelli, berretti , paplie e tese d’ogni
foggia.
Il glutiname d’uomini che prima avevo ammirato nella sua unità quasi
amorfa, ora mi si specificava in individui e individue e individuini, in un
continuo lavorio di modellazione. Mi pareva che io col mio sguardo appunto,
creassi quelle specificazioni plastiche ; e mi pareva per ciò di essere un
Dio, perchè pensai che probabilmente anche Dio lavora sopra una massa malforme
affollata ai cancelli del mondo, e col solo sguardo fissandola senza toccarla
ne plasma e cava fuori gli esseri interi, staccati e invidivui. Ma forse non è
vero. Certo è che Dio li fa senza valigie, scialli, cesti, ombrelli o
cappelliere di sorta ; quelle cose se le son fatte loro, con dell’intelligenza
avuta da Dio all’uscita dalla Grande Stazione. A me invece pareva che i centri
vitali e intelligenti di quella materia fossero appunto le valigie e le ceste,
che arrivavano e si spingevano, trascinandosi dietro, mediante un pugno stretto
e un braccio testo che dal pugno andava in su, un uomo o una donna. (Massimo Bontempelli, La vita Intensa, Mondadori, Milano)
mercoledì 12 febbraio 2014
Brocardi latini
I. <<Accipe (libellum) et devora illum:
Prendi il libro e divoralo (Apocalisse di san Giovanni 10,9). >>
Prendi il libro e divoralo (Apocalisse di san Giovanni 10,9). >>
II <<Accipere quam facere praestat iniuriam:
E' preferibile ricevere un torto che farlo (Cicerone Tusculanae Disputationes, Libro V, XIX, v.56). >>
III <<Altissima quaeque flumina minimo sono labuntur:
I fiumi più profondi sono quelli che scorrendo fanno meno rumore (Curzio Rufo, Historiarum Alexandri Magni, Liber VII, cap.IV). >>
IV <<Altiora peto:
Miro a cose più eccelse. >>
V. <<Aut non rem temptes aut perfice:
Se inizi una cosa portala a compimento (Ovidio Ars amatoria Libro I, 389). >>
VI. <<Belua multorum es caput:
(Tu o popolo) sei una belva dalla molte teste (Orazio Lettere libro I, v.76).>>
VII. <<Certa mittimus dum incerta petimus:
Perdiamo quanto è certo rincorrendo l'incerto (Plauto Pseudolus Atto II, 3, 685).>>
Perdiamo quanto è certo rincorrendo l'incerto (Plauto Pseudolus Atto II, 3, 685).>>
VIII. <<Cineri gloria sera venit:
Per chi è morto la gloria arriva troppo tardi (Marziale Epigr. Libro I, LXXXVIII, v.4). >>
IX. <<Conscientia bene actae vitae multorumque bene factorum recordatio iucundissima est:
La consapevolezza di una vita passata onestamente e il ricordo delle molte cose fatte bene è cosa piacevolissima (Cicerone Cato maior De senectute 1,9). >>
X. <<Copia ciborum, subtilitas impeditur:
Il troppo cibo intorpidisce la capacità di ragionare (Seneca, Epistulae Morales Ad Lucilium - Libro II, XV,3). >>
XI. <<Disciplinae radices amarae, fructus dulces:
Le radici della disciplina sono amare ma i frutti sono dolci (Attribuita ad Aristotele)>>
XII. <<Divitiarum et formae gloria fluxa est:
La gloria delle ricchezze e della bellezza è effimera e fragile. (Sallustio, Bellum Catilinae- Prologo)>>
XII. <<Dulce bellum inexpertis:
Chi ama la guerra non l'ha mai provata (Attribuita al poeta greco Píndaro, è ripresa da Erasmo da Rotterdam negli Adagia).>>
Chi ama la guerra non l'ha mai provata (Attribuita al poeta greco Píndaro, è ripresa da Erasmo da Rotterdam negli Adagia).>>
XIII. <<Emas non quod opus est, sed quod necesse est:
Non comprare ciò che può occorrere ma ciò che ti è necessario (Seneca, Epistulae Morales Ad Lucilium, Liber XV, 94).>>
XIV. <<Estote prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae:
Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe (Nuovo testam. Mt. 10,16). >>
XV. <<Est proprium stultitiae, aliorum vitia cernere, oblivisci suorum:
E' prerogativa dello stolto ricercare i difetti degli altri e dimenticarsi dei propri (Cicerone, Rhetorica, Tusculanae Disputationes, Libro III, 73). >>
XVI. <<Ferae pericula quae vident fugiunt:
Le fiere fuggono di fronte al pericolo (Seneca, Epistulae Morales Ad Lucilium - Libro I, V, 9). >>
XVII. <<Forma bonum fragile est:
La bellezza è un bene fragile (Ovidio, Ars amatoria, libro II,v.113 ).>>
XVII. <<Frangitur ira gravis cum sit responsio suavis:
Una risposta dolce infrange l'ira.>>
XVIII. <<Fugiendo in media saepe ruitur fata:
Chi vuole sfuggire al suo destino spesso ci cade nel mezzo (Tito Livio. A Urbe condita, Libro VIII, v.24)>>
XIX. <<Gravis malae conscientiae lux est:
La luce è insopportabile per le cattive coscienze (Seneca, Lettere morali a Lucilio, Libro XX, CXXII, 14).>>
XX. <<Homines, dum docent, discunt:
Gli uomini mentre insegnano imparano (Seneca, Epistulae Morales Ad Lucilium - Libro I, VII, 8).>>
XXI. <<Hominibus plenum, amicis vacuum:
Pieno di uomini, vuoto di amici (Seneca, De beneficiis, Libro VI, 34).>>
XXII. <<Homo bonus sempre tiro est:
L'uomo buono è sempre un principiante (Marziale, Epigrammi, libro XII, epigr. 51).>>
XXIII. <<Humana cuncta sic vana:
Così tutte le cose umane vanno in nulla.>>
XXIV. <<Impossibilium nulla est obligatio :
Di fronte all'impossibile non c'è alcun obbligo (Publio Iuvenzio Celso, Digesto, Libro 8 , D50.17.185)). >>
XXV. <<Inanis verborum torrens:
Un inutile torrente di parole (Quintiliano, Institutio Oratoria 2.7.23). >>
XXVI. <<Infinitus est numerus stultorum:
Il numero degli stolti è infinito (Antico Testamento Ecclesiaste 1,15). >>
XXVII. <<Iniquum est conlapsis manum non porrigere:
E' disdicevole non aiutare chi è caduto (Seneca il vecchio,Controversie , Libro I, 14).>>
XXVIII. <<Legere et non intelligere est negligere:
Leggere e non capire equivale a non leggere (Disticha Catonis, Libro I, prologo). >>
XXIV. <<Lusisti satis, edisti satis atque bibisti: tempus abire tibi est:
Ti sei divertito abbastanza, hai mangiato e bevuto a sufficienza: è tempo che te ne vada (Orazio, Epistulae, libro II, Lettera II, vv. 214-215).>>
XXV. <<Lusisti satis, edisti satis atque bibisti: tempus abire tibi est:
Ti sei divertito abbastanza, hai mangiato e bevuto a sufficienza: è tempo che te ne vada (Orazio, Epistulae, libro II, Lettera II, vv. 214-215).>>
XXVI. <<Mens regnum bona possidet:
Possiede un regno chi ha una coscienza retta (Seneca, Tragedie, Thyestes, v. 380). >>
XXVII. <<Mirabile videtur, quod rideat haruspex, cum haruspicem viderit:
C’è da stupirsi che un indovino non rida, vedendo un altro indovino>>
XXVIII. <<Multi multa, nemo omnia novit:
Molti sanno molto ma nessuno sa mai tutto.>>
XXVIX. <<Nec scire fas est omnia:
Non è concesso sapere tutto (Orazio, Odi, Libro IV, 4,22).>>
XXX. <<Nemo potest omnia scire:
Nessuno può sapere tutto.>>
XXXI. <<Non faciunt meliorem equum aurei freni:
Le redini d'oro non rendono migliore il cavallo (Seneca, Lettere Morali a Lucilio, Libro IV, XLI). >>
XXXII. <<Quid faciant leges, ubi sola pecunia regnat?:
Cosa possono le leggi dove solo il denaro comanda? (Petronio, Satiricon, XIV)>>
mercoledì 5 febbraio 2014
lunedì 20 gennaio 2014
Dune
I. <<Deep in the human unconsciousness is a pervasive need for a logical universe that makes sense. But the real universe is always one step beyond logic.>>
II. << The concept of progress acts as a protective mechanism to shield us from the terrors of the future.>>
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