I. <<E' sono sì altamente innamorato,
a la merzé d'una donna e d'Amore,
che non è al mondo re né imperatore,
a cui volesse io già cambiare mio stato:
ch'io amo quella a cui Dio ha donato
tutto ciò che convène a gentil core;
donqua, chi di tal donna è servidore
ben se pò dir che 'n buon pianeto è nato.
Ed ella ha 'l cor tanto cortese e piano
inver' di me, la mia gentile manza,
che, soa mercé, basciata li ho la mano.
E sì me die' ancor ferma speranza
che di qui a poco, se Dio me fa sano,
che compierò di lie' mia distanza.>>
II. <<"S' i' fosse foco, ardere' il mondo;
s' i' fosse vento, lo tempestarei;
s' i ' fosse acqua, i' l'annegherei;
s' i' fosse Dio, mandereil'en profondo;
s'i' fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embriagarei;
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S' i' fosse morte, andarei da mio padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similmente faria da mi' madre.
S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.>>
III. << Amor tanto me strinze, zentil donna,
sendo luntano, ch'al cor non mi luze
cosa veruna, che gli renda luze
paer gli ocli, c'hanno manco de ti, donna.
Poi, quando so' presente, dolze donna,
un fùlgure me fiere di tua luze
plù che non si conviene, per ti, donna.
unde lo spirto, che me tiene verde,
desidera non non essere a quel tempo;
ma pur consuma mirando nel verde.
E l'alma che conosce 'l tristo tempo,
clama la Morte, che fenisca il corpo,
si ch'ella abenti dissolta dal corpo.>>
IV. <<Donzella blanca, formosa e zentile
a mi apparve entro una nubeletta,
cum tal splendor purificata e netta,
che l'oclo mio smagato e fatto vile
non ebbe la vista tanto sottile,
che comprendesse donna sì perfetta:
per che le creature che l'assetta,
la conzedono solo a core umile.
Ma per sua grazia mi envitò soave,
ch'essa volea venire tra gli assolti
spiriti mei, se gli dessen la clave.
E quigli ch'eran d'altro amor envolti,
lei non conobbe, si ch'ella sparìo:
und'eo remasi tristo et empentìo.>>
V. <<L'onesta ligiadra e la vaghezza
che nei vostr'occhi belli ornata splende,
l'angelico parlar, dal qual se prende
ciascun che l'ode per somma dolcezza;
Lo portamento nel qual se desprezza
vizio ciascun, per ch'a nïuno intende;
l'opera de vertù in qual se stende
ogne vostr'atto con degna bellezza;
me fe', considerando vostra etate,
immaginare che la più perfetta
vera beatitudine v'aspetta.
Però quel prego, in cui v'è libertate,
chede bono in miglior voi guide e guarde
e 'l salutevol fin quanto può tarde.>>
III. << Amor tanto me strinze, zentil donna,
sendo luntano, ch'al cor non mi luze
cosa veruna, che gli renda luze
paer gli ocli, c'hanno manco de ti, donna.
Poi, quando so' presente, dolze donna,
un fùlgure me fiere di tua luze
plù che non si conviene, per ti, donna.
unde lo spirto, che me tiene verde,
desidera non non essere a quel tempo;
ma pur consuma mirando nel verde.
E l'alma che conosce 'l tristo tempo,
clama la Morte, che fenisca il corpo,
si ch'ella abenti dissolta dal corpo.>>
IV. <<Donzella blanca, formosa e zentile
a mi apparve entro una nubeletta,
cum tal splendor purificata e netta,
che l'oclo mio smagato e fatto vile
non ebbe la vista tanto sottile,
che comprendesse donna sì perfetta:
per che le creature che l'assetta,
la conzedono solo a core umile.
Ma per sua grazia mi envitò soave,
ch'essa volea venire tra gli assolti
spiriti mei, se gli dessen la clave.
E quigli ch'eran d'altro amor envolti,
lei non conobbe, si ch'ella sparìo:
und'eo remasi tristo et empentìo.>>
V. <<L'onesta ligiadra e la vaghezza
che nei vostr'occhi belli ornata splende,
l'angelico parlar, dal qual se prende
ciascun che l'ode per somma dolcezza;
Lo portamento nel qual se desprezza
vizio ciascun, per ch'a nïuno intende;
l'opera de vertù in qual se stende
ogne vostr'atto con degna bellezza;
me fe', considerando vostra etate,
immaginare che la più perfetta
vera beatitudine v'aspetta.
Però quel prego, in cui v'è libertate,
chede bono in miglior voi guide e guarde
e 'l salutevol fin quanto può tarde.>>
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