II. <<I caratteri fiacchi a causa di un ozio eccessivo, effeminati, che vivono spensierataemnte per mancanza di offese vere, sono turbati da questi insulti, la maggior parte dei quali consiste in un errore di interpretazione. Pertanto chi è turbato dalla contumelia, mostra di non avere né saggezza né fiducia in sé stesso.>>
III. <<Come non si compiacerà dell'omaggio di un mendicante, e non si riterrà offeso se uno dell'infima plebe non ricambierà il suo saluto, così neppure si inorgoglirà se molti ricchi lo guarderanno con ammirazione - sa, infatti, che essi non sono per niente diversi dai mendicanti, anzi sono ancor più miseri; quelli hanno bisogno di poco, questi di molto>>
IV. <<
V. <<Ma la libertà non consiste nel non patire alcunché, ci sbagliamo: la libertà consiste nell'innalzare l'animo al di sopra delle offese e nel formare sé stesso in modo tale che soltanto da sé scaturisca tutto il bene di cui bisogna gioire, nel separare da sé le cose esterne, affinché non si debba condurre una vita inquieta tememndo il riso di tutti, la lingua di tutti.>>
VI <<Difendi il posto che la natura ti ha assegnato. Mi chiedi quale sia questo posto? Quello di uomo. Il saggio ha un altro mezzo di salvezza, opposto a questo: voi, infatti, combattete la battaglia, egli ha già conseguito la vittoria.>>
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De tranquillitate animi
I. <<[...]Tutti si trovano nella stessa condizione, sia quanti sono tormentati dall'incostanza e dal tedio e dal continuo mutamento dei propositi, ai quali sempre piace di più ciò che hanno lasciato, sia quelli che si lasciano marcire tra gli sbadigli. Aggiungi quelli che si agitano non diversamente da quanti hanno il sonno difficile e si mettono in questa o in quell'altra posizione finché non trovano pace per stanchezza: cambiando continuamente modo di vivere da ultimo si fermano in quello in cui li sorprende non il fastidio per i cambiamenti ma la vecchiaia restia ai rinnovamenti. Aggiungi anche quelli che sono poco duttili non per colpa della loro fermezza, ma per colpa della loro inerzia, e vivono non come vogliono, ma come hanno cominciato. Di qui innumerevoli sono le caratteristiche, ma uno solo l'effetto del male, l'essere scontenti di sé. Questo trae origine dall'incostanza dell'animo e da desideri timidi o poco fortunati, laddove gli uomini o non osano quanto vogliono o non lo ottengono e sono tutti protesi nella speranza; sono sempre instabili e mutevoli, il che è inevitabile succeda a chi sta con l'animo in sospeso. Tendono con ogni mezzo al soddisfacimento dei loro desideri e si addestrano e si costringono a obiettivi disonorevoli e ardui, e quando la loro fatica è priva di premio, li tormenta il disonore che non ha dato frutto, ne si rammaricano di aver teso a obiettivi ingiusti ma di averlo fatto invano. Allora li prende sia il pentimento di quello che hanno intrapreso sia il timore di intraprendere altro e si insinua in loro quell'irrequietezza dell'animo che non trova vie d'uscita, poiché non possono né dominare i loro desideri né assecondarli, e l'irresolutezza di una vita che non riesce a realizzarsi e l'inerzia dell'animo che s'intorpidisce tra desideri frustrati. E tutto ciò risulta più grave, laddove per il disgusto di una vita infelice piena di impegni si sono rifugiati nell'ozio, nella vita privata, condizione che non più sopportare un animo teso all'impegno civile e desideroso di agire e per natura insofferente del quieto vivere, [...]
Di qui quella noia e quel disgusto di sé, e l'irrequietezza dell'animo che non trova mai un dove, e la triste e penosa sopportazione del proprio ozio, soprattutto quando si ha ritegno nell'ammetterne le cause e il pudore ha ricacciato dentro le ragioni del tormento, mentre le passioni bloccate in uno spazio angusto si soffocano a vicenda senza trovare sbocchi: di li mestizia abbattimento e mille ondeggiamenti della mente incerta, tenuta in sospeso dalle speranze accarezzate, intristita da quelle abbandonate; di li quello stato d'animo di quanti detestano il loro ozio, lamentano di non aver nulla da fare e la terribile invidia verso i successi altrui. Infatti l'inerzia infelice alimenta il livore e desiderano che tutti cadano in rovina, perché loro non hanno potuto progredire; quindi da questo avversare i progressi altrui e dal disperare dei propri l'animo passa ad adirarsi contro la sorte e a covare la propria pena, mentre prova fastidio e disgusto di sè.>>
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