De coniuratione Catilinae
I. <<Tutti gli uomini che mirano a emergere su gli altri esseri animati debbono impegnarsi con il massimo sforzo, se non vogliono trascorrere l'esistenza oscuri, a guisa di pecore, che la natura ha create prone a terra e schiave del ventre. Nell'uomo, peraltro, le facoltà risiedono tnato nell'animo quanto nel corpo: il primo serve da guida, il secondo da strumento, perché l'animo l'abbiamo in comune con gli dèi, il corpo con gli esseri bruti.>>
II. <<Fugace, fragile è la rinomanza che deriva dalla ricchezza e dai pregi del volto, ma la nobilità dell'animo splende di vivo lume per sempre.>>
III. <<Avido dell'altrui, prodigo del suo; ardente nelle passioni, non privo d'eloquenza, ma di poco giudizio; un animo sfrenato, sempre teso a cose smisurate, incredibili, estreme.>>
IV. <<L'avidità altro non è che l'amore per il denaro; e il saggio non ne ha desiderato mai. Essa , quasi fosse intrisa di veleni mortali, snerva il corpo e l'anima più virile; non conosce limiti ne sazietà, non l'attenuano né l'opulenza né il bisogno.>>
V. <<In questo atteggiamento (la plebe), non si discostava dal suo costume: nello stato, infatti, chi non possiede nulla immancabilmente invidia i benestanti e porta alle stelle i miserabili; detesta l'antico ordine, agogna la novità. Esasperati per la loro situazione, mirano a sovvertire ogni cosa; nei torbidi, nei disordini si trovano a loro agio, poiché la miseria rende immuni da perdite.>>
VI. <<Noi invece che cosa abbiamo? Amore del lusso, cupidigia, la miseria nelle finanze pubbliche, la ricchezza in quelle private; teniamo in pregio gli averi, ma ci piace stare senza far nulla; non c'è più distinzione tra furfanti e galantuomini; gli imbroglioni si accaparrano i premi dovuti ai meritevoli. E non c'è da meravigliarsi: ciascuno di voi delibera soltanto a vantaggio dei suoi interessi, a casa siete schiavi dei piaceri, qui del denaro e del favoritismo; ecco perché c'è chi si getta su una repubblica senza difesa!>>
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